Scatti rubati di frammenti di vita condivisi con voi e scritti per me per poter fermare tutto ciò che mi fa battere il cuore, tutto ciò che mi rende viva!

sabato 9 novembre 2019

Tutto il mio folle amore

Sono andata a vedere questo film, la trama è:
" Trieste. Vincent ha 16 anni e un grave disturbo della personalità, con il quale sua madre Elena si confronta da sempre. Col tempo ad aiutare Elena nell'impresa è sopraggiunto suo marito Mario, che ha imparato a voler bene a Vincent come ad un figlio e l'ha adottato legalmente. Ma quando sulla scena irrompe Willi, il padre naturale del ragazzo che ha abbandonato lui ed Elena alla notizia della gravidanza, quel poco di equilibrio che si era instaurato con un figlio gestibile a stento si rompe, e Vincent trova la via di fuga che cercava: si infila nel furgone di Willi, cantante da matrimoni e da balere soprannominato "il Modugno della Dalmazia", ora diretto verso una tournée nei Balcani. Anche qui i protagonisti sono marionette del destino: Willi, Elena e Mario vengono infatti manovrati da Vincent che li trascina in un'avventura picaresca tra Slovenia e Croazia, impedendo loro di adagiarsi su una quotidianità fino a quel momento accettata come immutabile.
Per Gabriele Salvatores si tratta di un ritorno al road movie, suo genere del cuore, e del recupero di una libertà espressiva che, come in passato, prende la forma del viaggio iniziatico. Tutto il mio folle amore nasce dal romanzo "Se ti abbraccio non aver paura" di Fulvio Ervas, che a sua volta nasceva dalla storia vera di un padre e il suo figlio autistico in viaggio attraverso le Americhe.

Nel film di Salvatores l'America è molto più vicina e la malattia di Vincent non ha nome, ma comporta momenti imbarazzanti, sbalzi di umore, entusiasmi incontenibili e brusche frenate: non solo da parte del ragazzo ma anche di un padre che non ha mai voluto (o saputo) diventare adulto. Willi è "strano" tanto quanto Vincent, e a ben guardare è "strana" anche Elena, da cui il figlio ha ereditato non soltanto il bel viso. L'unico "normale" sembra essere Mario che però, con la sua concretezza meneghina, è ben cosciente che la "stranezza" arricchisce la sua vita altrimenti monotona, anche perché per mestiere - fa l'editore letterario - è sempre in cerca di un'originalità autentica nel raccontarsi."

il film nel suo svilupparsi mi è piaciuto, sono rimasta a bocca asciutta sul finale, lascia libera interpretazione mentre io prefrisco che venga definito.
#cinema 

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